Delhi. Una città frenetica, in cui lasciarsi andare al frastuono della vita quotidiana, ma anche dove ammirare le meraviglie architettoniche lasciateci dai Moghul. Eppure, non tutti sanno che, nascosto tra la fitta vegetazione della parte meridionale della metropoli, esiste un piccolo angolo di paradiso, in cui rilassarsi tra le rovine di fasti passati…

Attraversiamo il cancello d’ingresso e ci lasciamo ben presto alle spalle Lodhi Road. Poche decine di metri e le chiome degli alberi occultano tutto ciò che conoscevamo della città : il caos, la folla e i rumori rapidamente si dissolvono, rimpiazzati dal rumore del vento che solletica le chiome degli alberi e dal pungente aroma delle piante medicinali.
I Lodhi Gardens prendono il nome dalla dinastia Lodhi, per l’appunto, che regnò sul Sultanato di Delhi durante il XV secolo, prima dell’avvento del ben più noto impero Moghul.
Di quel periodo non rimane molto: pochi edifici rimangono oggigiorno a testimonianza del governo dei Lodhi, e sono per buona parte concentrati all’interno del parco! Continuate a leggere per ammirarne (ma soprattutto, immaginarne) la bellezza e il fascino…

Ma prima, una breve parentesi botanica!
NATIONAL BONSAI PARK
Una volta entrati e percorso il viale, immerso nella penombra, che da Lodhi Road conduce alla zona centrale del parco, decidiamo di fermarci, incuriositi, da un pannello informativo che segnala la presenza di un piccolo giardino dedicato alla coltivazione dei bonsai.
Sorpresi e meravigliati, ci aggiriamo tra diverse specie di piante, ciascuna accuratamente posizionata sul proprio piedistallo, meticolosamente curate e riprodotte in miniatura, alcune delle quali sono vecchie di cinquant’anni o più!


Se avete il pollice verde o, semplicemente, amate le piante, questo è il posto giusto per voi: ritagliatevi qualche minuto per assaporare la tranquillità del luogo e godervi un po’ di pace.
Fidatevi, nel bel mezzo della frenesia di un viaggio in India, costellato dai più improbabili imprevisti e difficoltà che vi possano capitare, approfittare dei pochi momenti di serenità può fare la differenza!
Per rimanere in tema botanico, se, al contrario dei minuscoli bonsai, vi interessano gli alberi più maestosi e imponenti al mondo, leggete il nostro articolo sui parchi nazionali di Sequoia e Kings Canyon, in California!
BARA GUMBAD
Abbandoniamo la foresta in miniatura per dirigerci verso l’imponente edificio che incombe su di noi fin dal momento in cui abbiamo messo piede nel parco: la sagoma del Bara Gumbad, letteralmente Grande Cupola, svetta sopra le nostre teste, coronata da un minuscolo arbusto che, chissà come, ha messo radici sulla sommità del monumento.

Prima di avventurarci all’interno del complesso di edifici, incontriamo uno dei tanti scoiattoli che imperversano per le strade e i parchi della capitale indiana.
Dopo avergli regalato una mandorla (una delle tante che ci erano state offerte per le strade di Khari Baoli, qui l’articolo), il nostro piccolo amico si rifugia su una sporgenza del muro esterno del Bara Gumbad, per consumare il suo spuntino in totale tranquillità .
Riuscite a trovarlo?

Terminata la merenda del nostro amico roditore, giungiamo infine dinnanzi al complesso del Bara Gumbad: alla nostra destra si erge una piccola moschea sormontata da tre cupole, al centro svetta imponente il profilo dell’edificio “principale”, la cui funzione resta ignota (una tomba, un ingresso monumentale?), mentre a sinistra si sviluppa il “mehman khana“, padiglione dedicato all’accoglienza degli ospiti del sovrano, Sikandar Lodhi.

Noi decidiamo di prenderci una piccola pausa all’ombra della moschea, completamente immersi nella sacralità che emana dall’arenaria del mihrab, nicchia di preghiera rivolta in direzione (qibla) della Mecca.
Un’iscrizione sulla pietra recita “900 AH“, ovvero Anno Hegirae 900, che corrisponde alla data di costruzione nel calendario lunare islamico: il 1494.




Rivolgiamo poi la nostra attenzione all’edificio principale, sormontato dall’enorme gumbad (cupola) e impreziosito dalla presenza di diversi materiali da costruzione (arenaria rossa, quarzite e altre) a comporre la facciata.

L’interno, come buona parte degli edifici di quest’epoca, si presenta spoglio e immerso in una pesante penombra, quasi come a celarne il vero scopo… Infatti, il motivo per cui questa grandiosa struttura venne costruita è tutt’ora ignoto, e si possono solo fare speculazioni riguardo la sua funzione originaria.
Alcuni, in considerazione della presenza di un piedistallo centrale e della sua morfologia costruttiva, propendono per l’ipotesi che l’edificio fosse un mausoleo, mentre altri lo considerano come un ingresso monumentale a un complesso oggi non più esistente.
Ciò che rimane è la sua indubbia bellezza e il fascino che trasuda da ogni pietra, accentuato dai giochi che la luce crea penetrando dalle varie aperture.


SHISH GUMBAD
A poco meno di 100 metri di distanza dal Bara Gumbad si trova un altro affascinante monumento del periodo Lodhi, ovvero lo Shish Gumbad, la cui traduzione letterale sarebbe “Cupola di Vetro“.
Infatti, il coronamento della facciata era originariamente decorato con piastrelle ceramiche di varie sfumature di blu (oggi solo parzialmente visibili), in grado di riflettere la luce del sole e conferire quindi alla struttura una parvenza diafana, quasi vitrea, da cui il nome.

La funzione dell’edificio, in questo caso, è nota: trattasi di una tomba monumentale, anche se i suoi occupanti sono sconosciuti.
Particolare interessante da notare è la composizione della facciata: osservandola dall’esterno, l’edificio sembrerebbe essere composto da due piani; in realtà , quello superiore è fittizio e puramente decorativo, in quanto all’interno ci troviamo di fronte a un unico grande ambiente.

LA TOMBA DI MUHAMMAD SHAH IV
Una breve camminata nel cuore del parco (5 minuti circa) e arriviamo di fronte al più antico monumento dell’area, appartenente all’era Sayyid (precedente rispetto ai Lodhi) e realizzato intorno alla metà del 1400.
Anche in questo caso, trattasi di una tomba monumentale, edificata per il terzo sovrano della dinastia Sayyid, Muhammad Shah IV.
A differenza dello Shish Gumbad e di altri monumenti funerari risalenti alla stessa epoca, la pianta ottagonale (e non quadrata) indica il fatto che il mausoleo fosse destinato a un sovrano, e non a un “semplice” dignitario o persona di alto rango.
Altra differenza con tombe di periodi successivi è indubbiamente la sua austerità e il minor numero di elementi decorativi presenti come ornamento sugli otto lati: nonostante ciò, la sua bellezza è innegabile e non potrete far altro che rimanere a bocca aperta!

Una delle cose che più ci ha stupito dell’India è il meraviglioso blending di culture e tradizioni molto diverse tra di loro, e ciò si riflette anche nell’architettura!
Notate infatti come ciascun lato della tomba sia caratterizzato, alla base, da tre archi a sesto acuto, tipici della tradizione islamica, mentre a coronamento della cupola vi siano otto chhatris (dal significato letterale di ombrello, baldacchino), elementi ornamentali caratteristici della tradizione hindu.

Spettacolare è anche l’interno, come di consueto immerso in una misteriosa penombra che evoca sogni di epoche lontane: ammirate il grandioso splendore della cupola!


GLASS HOUSE
Ultimo highlight del nostro viaggio attraverso le antiche meraviglie dei Lodhi Gardens è una vera e propria celebrazione dello splendore della natura!
Se, fino alla tomba di Muhammad Shah, l’effetto wow era dettato dall’imposizione di rigide regole architettoniche, applicate nella costruzione dei vari mausolei che costellano l’area, qui gli occhi sono appagati in maniera ben diversa.
Un tripudio di fiori, piante acquatiche e tropicali fa da cornice a un piccolo vivaio interamente in vetro, all’interno del quale trovano posto non solo centinaia di rigogliose piante, ma anche svariate opere d’arte in legno, a testimonianza ulteriore della bellezza che ci circonda e che, forse, apprezziamo troppo poco.



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