La Palazzina di Caccia di Stupinigi stupisce per la sua grandiosità e armonia, per i fasti del suo incredibile salone centrale. Ma è anche lo scrigno di piccole meraviglie, dettagli forse, che meritano un ruolo centrale nella narrazione dell’esotismo e del gusto dell’epoca.
Abbiamo voluto dedicare alla meravigliosa reggia sabauda, teatro di sontuose battute di caccia nel corso del Settecento, una serie di fotografie, che ai nostri occhi vogliono celebrarne il dettaglio e il gusto fantastico, quasi onirico, delle sue decorazioni: un mix unico tra la simbologia propria del Rococò e un Oriente immaginato, allora sconosciuto ai più.
PRIMA DI ENTRARE…
Un lungo viale alberato. In lontananza, la sagoma del palazzo e l’inconfondibile statua del cervo sulla sua sommità.
A destra e a sinistra, i vecchi fabbricati che in passato fervevano di attività. Cascine e scuderie, antiche dipendenze della Palazzina.
Ne osserviamo il fascino decadente, stranamente contrastante con ciò che ci attende all’interno.


E poi, finalmente, il cancello di ingresso al cortile d’onore. Chiuso, come in perenne attesa delle carrozze di illustri ospiti, custode dell’unicità del luogo.

GIOCANDO CON LUCE E OMBRE
È una fredda mattinata di fine dicembre. Il cielo terso non esita a mostrare i raggi del Sole, che ha appena risollevato la testa dopo il solstizio d’inverno.
La luce gioca con le forme del palazzo, filtra attraverso le decorazioni del tetto e della facciata.
Luce?

Oppure oscurità?

Saliamo gli scalini che separano il cortile d’onore dalle ampie vetrate dell’immenso salone centrale, mentre l’immaginazione divaga, inevitabilmente, ai fasti del XVIII secolo.
Carrozze tirate a lucido che sfornano illustri esponenti delle diverse casate nobiliari, la musica che filtra dall’interno, il vociare concitato ed eccitato che anima il palazzo…
Sbirciamo all’interno, quasi come volessimo osservare una vita diversa, di un secolo diverso, qualcosa che non ci è mai appartenuto…

Una volta entrati, il Sole continua a giocare con i corridoi, le camere e le anticamere ormai disabitate, lambendo le antiche superfici con il suo caldo abbraccio.



Abbiamo forse indugiato troppo nella penombra e nell’oscurità? È tempo di ammirare, grazie a quella timida luce che filtra dall’esterno, i grandiosi particolari che caratterizzano la Palazzina.
L’ORIENTE E LE CINESERIE
L’appartamento di Levante della reggia stupisce fin da subito. Soffitti riccamente decorati si mescolano a coloratissime carte da parati, mentre i piedi indugiano sui seminati veneziani della sala da gioco.
Ma i nostri occhi sono inevitabilmente attirati da altro. Sculture di animali fantastici, tavoli da gioco in madreperla, paraventi orientaleggianti, carte da parati con raffigurazioni idealizzate della vita rurale in Cina…

Di cosa si tratta? Ma certo, le chinoiserie, le cineserie!
La Palazzina risale infatti alla seconda metà del Settecento, quando in Europa stava letteralmente impazzando la moda dell’arte orientale. O meglio, l’idealizzazione dell’arte orientale.
Una visione ampiamente romanzata della Cina e delle sue meraviglie permeava le corti del Vecchio Continente. E tutto ciò, inevitabilmente, si traduceva nelle arti figurative e nel gusto dell’arredamento.
Era tempo di abbandonare la “normalità” del barocco. Era tempo di abbracciare la stravaganza orientaleggiante del rococò.


Dovete pensare che, all’epoca, non era comune viaggiare. Né tantomento conoscere dove si trovasse esattamente la Cina.
Per coloro che vedevano le decorazioni orientaleggianti della Reggia era come trovarsi di fronte a un mondo fantastico, a un altro pianeta.
Per quanto ne sapevano poteva tranquillamente essere abitato da creature fantastiche. Magari simili alle sculture della sala da gioco in cui ci troviamo.
Ma il richiamo all’Oriente che si respira nel salone dedicato ai giochi diventa ancora più evidente nelle stanze successive.
I gabinetti cinesi della Palazzina sono infatti completamente rivestiti, dal soffitto al pavimento, di una complicatissima carta da parati raffigurante scene di vita della Cina dell’epoca, su sfondo roccioso.



La tappezzeria di carta, dipinta a tempera, proviene dalla Cina meridionale e risale alla seconda metà del XVIII secolo.

Le pieghe della carta
ci trascinano
in un mondo lontano.
La nostra mente percorre
la Via della Seta,
i nostri occhi gli ideogrammi,
le pieghe delle vesti,
i colori del paesaggio.
SOFFITTI E CANDELABRI
Ma la Palazzina si apprezza anche (e soprattutto, forse!) con lo sguardo rivolto verso l’alto.
Ciascuno degli ambienti della residenza offre infatti soffitti riccamente decorati: dalle sottili decorazioni di richiamo orientale della sala da gioco, alla meravigliosa raffigurazione silvestre dell’appartamento del re, alla cruenta rappresentazione della leggenda di Giasone e il drago alato!





Come poteva infatti mancare, in una maestosa dimora destinata a ospitare la corte durante le battute di caccia, una raffigurazione del famoso mito? Lo conoscete?
Iolco, Antica Grecia. Il giovane eroe Giasone entra in città, intenzionato a reclamare il trono del padre usurpato dal fratellastro Pelia.
Quest’ultimo, di fronte alla domanda di Giasone, gli rispose che avrebbe potuto ottenere il trono solo dopo aver conquistato il famoso Vello d’oro.
Radunato un gruppo di eroi, gli Argonauti, Giasone partì alla volta di mille avventure e sfide.
Tra queste, l’ultima, la più temibile: sconfiggere il feroce drago alato a guardia della reliquia.
Dopo una lunghissima sfida, fatta di spire di fuoco, colpi tremendi e fendenti mortali, Giasone riuscì a far stancare la creatura, avvicinandosi quanto bastava per spruzzargli una pozione datagli da Medea, la giovane figlia del re Eeta di lui innamorata.
Il drago si addormentò e l’eroe poté così conquistare il Vello d’oro! Affascinante, vero?
SCRIGNI DI LUCE: I LAMPADARI DI STUPINIGI
Entriamo nel Salotto degli Specchi. Il nostro sguardo stupito e ammirato si riflette nella meravigliosa volta interamente rivestita, per l’appunto, da piccoli specchi.
Ognuno di essi riflette, a modo suo, la grandiosità e la ricchezza dell’ambiente che ci circonda.
Una luce sommessamente dorata si unisce ai raggi del Sole che filtrano dall’esterno: un intricato lampadario, splendida unione di bronzo e ceramica, modellata a creare motivi floreali, completa la delicata armonia dello spazio.

Ciò che stupisce, però, è la notevole varietà di materiali impiegati nella realizzazione dei lampadari: dal bronzo alla ceramica, passando ovviamente per il cristallo, tutto è studiato per stupire l’osservatore.
La sala da gioco, gli appartamenti del re, l’impressionante salone centrale… ogni stanza partecipa di diritto alla competizione del lampadario più suggestivo.




Eppure, la semplicità, in contrasto con lo sfarzo e la grandiosità che ci circondano, è spesso capace di catturarci e stupirci più del resto.
Un materiale apparentemente modesto, il ferro battuto. Sapientemente modellato a creare un grazioso portacandele.
Qualcosa che forse, in mezzo allo scintillio e alla lucentezza di stucchi, specchi, decorazioni in oro e cristalli, passa in secondo piano.
Ma che, proprio per questo, risalta ancor di più.

L’ESPRESSIONE DEL ROCOCÒ: LE DECORAZIONI
La visita della Palazzina stupisce per tanti motivi, lo abbiamo visto. Ma è la ridondanza, l’abbondanza e la minuzia con cui sono realizzate le decorazioni degli ambienti a colmare il visitatore di meraviglia.
Francia, prima metà del Settecento. Un nuovo stile, un nuovo sentimento decorativo nasce come evoluzione del barocco, come liberazione dalla pesantezza e dai contrasti che lo caratterizzavano.
Rocaille. Rococò. Ondulazioni ramificate in riccioli e lievi arabeschi floreali costituiscono l’essenza delle nuove arti decorative.
La decorazione degli interni vuole riflettere un sentimento nuovo, la libertà dalle preoccupazioni della vita di tutti i giorni, il sentimento amoroso del romanzo leggero, la bellezza e la semplicità della vita pastorale.
È tempo di dire basta alle battaglie eroiche e alle figure religiose. Spazio ai cherubini, alle scene di campagna e alle storie d’amore. Spazio alla natura, ai fiori, ai colori.






IL GRAN FINALE: IL SALONE AL CENTRO DI TUTTO
Fuori la campagna,
il cortile d'onore,
il viale, Stupinigi, Torino.
Dentro, gli sguardi ammirati
di chi non si sazia
della bellezza di uno scrigno
senza tempo.
Un climax di tensione emotiva. L’appartamento di Levante con le sue splendide decorazioni floreali e motivi orientaleggianti è ormai dietro di noi.
Proseguiamo.
La Galleria inondata di luce.
La Sala degli Scudieri.
La narrativa si trasforma, diventa epica. Dalla frivolezza e dalla bellezza della natura passiamo ai grandi racconti dell’umanità, a Giasone che sconfigge il drago. L’epopea del Vello d’oro.
Tutto sembra volerci preparare al Salone centrale della Palazzina. Eppure, è impossibile nascondere la forte emozione che si prova varcandone la soglia.




Il nostro sguardo è indeciso se ammirare la grandiosità dell’insieme o focalizzarsi sui piccoli dettagli, dettagli che nell’insieme creano la meraviglia sopra le nostre teste.
Il motivo ricorrente del cervo.
I simboli venatori disseminati un po’ dappertutto.
I pesanti drappeggi rossi.
Le false architetture.
Dopotutto, ce lo siamo già detti. Il fascino della Palazzina risiede nei suoi particolari!
Vi lanciamo una sfida: quando visiterete la Palazzina, provate a cercare e trovare tutti i dettagli che abbiamo voluto ritrarre in questo articolo, siamo certi che ce la farete!
Vi è piaciuto l’articolo? Date un’occhiata alle altre esperienze di viaggio che abbiamo raccontato!