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Calico Ghost Town: sperduti nell’Old Wild West

Una vecchia miniera d’argento. Un piccolo treno che sembra attendere esclusivamente l’ennesimo assalto di un gruppo di nativi americani. Casette in legno raccolte intorno al saloon e alla sede dello Sceriffo della città: benvenuti a Calico, la città fantasma del Far West in California!

Calico, vecchia cittadina mineraria situata all’incirca a metà strada tra Los Angeles e Las Vegas, ha tutto quello che un appassionato di vecchi film western potrebbe sognare.

Certo, l’enorme fascino e attrattiva che esercita ha fatto sì che diventasse una destinazione piuttosto popolare, il che forse ne ha modificato eccessivamente i connotati; tutto sommato, comunque, ha parecchio da offrire per chi desidera immergersi in un mondo ormai dimenticato.

Una coppia passeggia per le strade di Calico, California

LA STORIA DELLA CITTADINA: DALL’ARGENTO AL DECLINO

6 aprile 1881. Un gruppo di esploratori rinviene l’argento nelle Calico Mountains; non passa molto tempo e la prima miniera dell’area, denominata Silver King Mine, vede la luce.

La cittadina di Calico venne eretta a supporto delle fiorenti attività minerarie: stiamo parlando di circa 500 siti attivi, capaci di produrre milioni di dollari in argento.

Il centro abitato crebbe rapidamente, arrivando a contare pochi anni dopo fino a 1200 abitanti, con negozi, saloon, hotel, una scuola e persino un proprio giornale locale. Calico era, scusate la metafora, nel proprio periodo d’oro: un luogo in continua espansione, dove minatori, mercanti e cercatori di fortuna si riversavano, sperando di trovarvi la ricchezza che non avevano saputo cercare altrove.

Purtroppo, la prosperità di Calico ebbe vita assai breve. Nel 1890, il governo federale decise di ridurre il valore dell’argento a favore dell’oro, portando a un drastico calo del prezzo del minerale.

Questo evento, unito all’esaurimento dei giacimenti più redditizi, causò un rapido declino della cittadina: nel giro di pochissimi anni la popolazione, così come era rapidamente esplosa, iniziò a diminuire drasticamente.

La maggior parte delle attività commerciali fu abbandonata.

Nel 1907, Calico era ormai, a tutti gli effetti, una ghost town: gran parte degli edifici crollava già a pezzi e solo pochissimi abitanti rimanevano a contemplare le vie ormai deserte.

La cittadina, un tempo frenetica e piena di vita, diventò ben presto un simbolo della breve ma intensa corsa dell’argento nelle terre del Far West.

VISITARE OGGI CALICO GHOST TOWN

Gli edifici della cittadina, così come si presentano oggi ai giorni nostri, sono frutto di un’importante intervento di restauro, avviato da Walter Knott (imprenditore statunitense), a partire dagli anni ‘50 del Novecento. 

Passeggiando tra le strade della Ghost Town, possiamo quindi ammirare dei meravigliosi edifici in legno, così come dovevano probabilmente presentarsi alla fine dell’Ottocento: diverse abitazioni, il Post Office, la sede dello Sceriffo, l’officina del fabbro, una meravigliosa chiesetta dipinta di bianco.

Volete assaporare la vita quotidiana di un minatore dell’epoca e della sua famiglia? All’interno di un’abitazione è stato allestito un minuscolo museo in cui è possibile ammirare alcuni oggetti dell’epoca.

Una scatola di corn flakes, dei contenitori in vetro, vecchie scatole di conserve e cibo in scatola ci catapultano indietro nel tempo, a quegli anni di fine Ottocento di sfrenata rincorsa alla ricchezza.

Pochi passi ancora e potrete osservare, con una certa curiosità mista a diffidenza, la ricostruzione di uno dei 4 studi medici esistenti, secondo il giornale locale, nel 1885, che fornivano assistenza ai malati, agli infortunati, alle donne incinta e persino a chi avesse bisogno di cure dentali (si, erano un po’ dei tuttofare).

LA MAGGIE MINE: NEL CUORE DELLA MONTAGNA

Allontanandoci dalla via principale, si raggiunge l’area delle vecchie miniere, desolata, esposta al torrido sole californiano. Qui troviamo la Maggie Mine, una delle principali attrazioni della Calico Ghost Town.

Varcata la soglia della miniera, davanti a noi si spalanca un tunnel immerso nella penombra.

Il silenzio è rotto soltanto dall’immaginazione che vola al passato, alla dura vita dei minatori: da qui in avanti non facciamo altro che fantasticare sul lavoro quotidiano delle persone che popolarono la città, fatto di sudore, fatica e speranza.

Il silenzio del tunnel risuona forte nella testa
o è forse uno scoppio? Dinamite?
Fantasmi di minatori aleggiano nella penombra,
dietro ogni angolo, dietro ogni svolta.
Il tunnel finisce, ritorna la luce
e tutto svanisce…

Percorrendo il tunnel, si possono osservare resti degli strumenti originali utilizzati per l’estrazione dell’argento e riproduzioni delle condizioni di lavoro dei minatori.

Luci soffuse illuminano le pareti rocciose, creando un’atmosfera suggestiva che permette di comprendere la difficoltà e il pericolo del mestiere.

Per molti di questi uomini, la miniera era una speranza di ricchezza, ma spesso si rivelava un luogo di sacrificio e rischio, caratterizzato dal rischio di crolli improvvisi e condizioni di lavoro estenuanti.

Vuoi saperne di più sulle attrazioni di Calico? Visita il sito ufficiale della Ghost Town!

IL SALOON: UN TUFFO NEL FAR WEST

Risaliti in superficie e abbandonato l’ambiente oscuro e onirico della miniera, decidiamo di dirigerci verso il saloon (lo so, è stato strano anche per noi dire “andiamo al saloon”) per concederci una piccola pausa prima di riprendere l’auto e ripartire in direzione Arizona

Beh, che dire del saloon: l’iconica porticina a due battenti, insegne dal sapore “rustico” sulla facciata, i quadri dei cowboy appesi alle pareti; nulla ci impedisce di fingere, anche solo per una mezz’ora, di essere dei viandanti assetati in cerca di rifugio dal calore del deserto circostante.

Seduti su uno sgabello, possiamo quasi immaginare un pistolero misterioso che osserva la stanza con sguardo diffidente.

O ancora, un gruppo di minatori che brindano dopo una lunga giornata di lavoro.

Forse, manca solo il classico pianista che suona un motivetto allegro e una partita di poker per rendere la scena perfetta.

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