Il richiamo alla preghiera dell’alba è appena finito. Il silenzio torna a regnare incontrastato nei vicoli della Medina. Un gatto, veloce e sfuggente, appare e scompare dietro l’angolo, in un battito di ciglia. L’odore delle grandi lastre millenarie della pavimentazione, intrise d’acqua, si unisce e si mescola a quello dei fiori sopra di noi…

È mattino nella Medina di Tunisi; appena al di fuori del bellissimo portone decorato dell’hotel, attendiamo la nostra guida per la giornata, un simpaticissimo ragazzo poco più grande di noi di nome Saif.
Destinazione? Alcuni luoghi spettacolari e densi di storia situati nella parte nord della Tunisia, dove le sabbie del Sahara non hanno ancora reclamato il loro spazio e filari di ulivi contendono lo spazio alle palme da dattero.
Percorriamo a piedi il breve tragitto che ci separa da Bab Menara, una delle porte di accesso alla Medina, dalla quale noi invece usciamo per raggiungere l’auto. Due ore e mezza di strada ci separano dalla prima destinazione di giornata, Qayrawan.
Prima di partire in direzione sud, perché non esplorare la bellezza della Medina di Tunisi attraverso i cinque sensi? Interessante, vero? Leggi l’articolo a riguardo!

QAYRAWAN: UNA DELLE CITTÀ SANTE DELL’ISLAM
Giunti a destinazione, apriamo la portiera dell’auto e, senza darci un attimo di tregua, il calore del Sole ci avvolge: il clima qui è semi-desertico e incredibilmente diverso da Tunisi, in cui le temperature sono mitigate dalle acque del Mediterraneo.
Qayrawan, originariamente fondata nel corso del primo millennio da una delle tribù berbere della zona e successivamente conquistata dagli arabi musulmani, è universalmente considerata la quarta città santa dell’Islam, dopo La Mecca, Medina e Gerusalemme.
La città ospita infatti la Grande Moschea di Qayrawan, o moschea di Uqba, la cui conformazione attuale risale all’anno 875: è la più antica moschea del Maghreb, nonché uno dei più straordinari esempi di architettura islamica in Tunisia!
Osserviamo dall’esterno la mole imponente dell’edificio: sembra quasi di trovarsi di fronte a una fortezza! Quali tesori nasconderà al suo interno? Varchiamo, con timore quasi reverenziale, la soglia di ingresso, sovrastati da colonne ornate da capitelli ricolmi di foglie d’acanto, che poi apprendiamo essere state “sottratte” alle rovine dei monumenti romani di Cartagine.
Il Sole è veramente accecante e risplende all’interno dell’immenso cortile, conferendo a tutto ciò che ci circonda un aspetto dorato. Al centro del grande spazio aperto ammiriamo una vasca per la raccolta dell’acqua piovana, che veniva poi scaricata nel sottostante serbatoio sotterraneo.
Nelle vicinanze, un quadrante solare serviva a scandire gli orari di preghiera.


Diamo uno sguardo all’interno della sala di preghiera: un vero e proprio mare di splendidi tappeti frutto dell’artigianato locale è interrotto da una fittissima selva di colonne risalenti alla dominazione romana, mentre la penombra è solamente scalfita dalle lampade che pendono dal soffitto, praticamente invisibile nell’oscurità.

Usciti dalla moschea, sfruttiamo la possibilità di salire sul tetto terrazzato di una vicina abitazione per ammirare la Medina dall’alto: una distesa di edifici che si estende a perdita d’occhio, impreziosita dall’imponente presenza della torre del minareto, contrasta con l’azzurro del cielo.


Lasciamo la moschea e ci addentriamo nei meandri dell’antica Medina, tra meravigliosi portali, piazze che si spalancano improvvisamente tra i fittissimi edifici colorati e souk affollati all’inverosimile.



Prima di dirigerci verso l’uscita e tornare verso l’auto, ci fermiamo ad ammirare Bir Barrouta, storico pozzo risalente all’anno 796, le cui acque, secondo la leggenda, sarebbero direttamente collegate alla sacra sorgente d’acqua Zemzem della Mecca.
Il luogo è molto particolare e merita una visita anche per via del particolare sistema di estrazione dell’acqua: un dromedario, riccamente ornato con meravigliosi drappeggi, aziona la ruota del meccanismo che consente la risalita dell’acqua dalle profondità del sottosuolo!

Risaliti in auto, abbiamo giusto il tempo di ammirare da vicino i giganteschi bacini Aghlabidi, enormi vasche un tempo utilizzate per la raccolta dell’acqua piovana e per rifornire d’acqua la città durante i torridi mesi estivi, prima di partire verso la prossima meta.
CONSIGLIO: la città di Qayrawan è famosa per i suoi meravigliosi tappeti e i buonissimi makroud, dolcetti tipici a base di farina e pasta di datteri: approfittate della visita alla Medina per entrare nei numerosissimi negozi che vendono l’una o l’altra specialità locale!
IL COLOSSEO D’AFRICA: IL MAESTOSO ANFITEATRO DI EL JEM
Dopo circa un’ora di viaggio verso sud-est, tra scorci desertici e filari di ulivi a perdita d’occhio, arriviamo alla cittadina di El Jem.
Nota ai tempi dell’antica Roma con il nome di Thysdrus, la città ospita il terzo anfiteatro romano per grandezza e capienza, secondo soltanto al Colosseo di Roma e all’anfiteatro di Capua. Pensate che al suo interno potevano accedere fino a 35.000 spettatori!

La storia dell’anfiteatro di El Jem, come quella di tanti altri monumenti romani dell’area, è travagliata. Inaugurato nel corso del III secolo e utilizzato per battaglie di gladiatori e corse di carri, con la caduta dell’Impero cadde in uno stato di profondo abbandono.
Nei secoli, le sue pietre vennero utilizzate per costruire gli edifici della circostante cittadina e per la realizzazione della Grande Moschea di Qayrawan. Ma non è tutto! Durante un conflitto con gli Ottomani, l’esercito turco si vide costretto a usare l’artiglieria per stanare i ribelli nascosti all’interno del vecchio anfiteatro, arrecando ulteriori danni al monumento!
Nonostante tutto, il “Colosseo d’Africa” rimane uno degli anfiteatri romani meglio conservati che possiamo ammirare ancora oggi.
Scendiamo i gradini che separano il livello stradale dell’attuale città da quello dell’antica Thysdrus, con la meraviglia negli occhi e un timore quasi reverenziale nell’animo, che ci accompagna mentre percorriamo uno dei varchi di accesso all’arena.
Dall’ombra proiettata dall’edificio passiamo alla piena luce del Sole: i nostri occhi si abituano pian piano al drastico cambio di luminosità, mentre abbacinati giriamo su noi stessi ammirando le tribune che ci circondano: basta poco per sentirsi un gladiatore dell’epoca!


Percorriamo poi le ampie scalinate che ci portano in alto, a 30 metri di altezza, all’ultimo livello in cui si poteva prendere posto per assistere agli spettacoli: i raggi del Sole giocano con gli archi e le aperture dell’edificio, creando degli splendidi contrasti luminosi!

Lasciato l’anfiteatro, ripercorriamo a ritroso i gradini e torniamo ai “tempi nostri”, pronti per risalire in auto e affrontare l’ultimo spostamento.
UNA FORTEZZA A PICCO SUL MARE: IL RIBAT DI MONASTIR
L’ultima tappa del nostro viaggio nella Tunisia settentrionale è Monastir, città fondata dai Fenici e poi rinominata Ruspina dai Romani a seguito della conquista e distruzione di Cartagine.
Durante la conquista araba del Maghreb, lungo la costa della cittadina venne costruita un’importante ribat, a oggi la più antica esistente nell’area, all’interno della quale risiedevano fedeli dediti alla preghiera ma anche al combattimento e alla difesa dei propri confini.
Intimoriti dalle massicce mura perimetrali, che inevitabilmente richiamano alla mente la Grande Moschea di Qayrawan, entriamo nel complesso e rimaniamo sbalorditi dallo straordinario colpo d’occhio che si presenta davanti a noi.
Un vasto cortile è circondato da mura e torri difensive, che furono aggiunte nei secoli per accomodare le postazioni di artiglieria.

La porzione più antica dell’edificio, risalente all’ottavo secolo, è proprio quella dalla quale siamo entrati: essa ospitava le celle dei “monaci” guerrieri e le due sale destinate alla preghiera. Una delle due, la più ampia, è stata adibita a museo di arte islamica: al suo interno possiamo ammirare splendidi esempi di manifattura, quali steli funerarie provenienti dal vicino cimitero, intricate decorazioni lignee appartenenti alla Grande Moschea di Qayrawan, frammenti del Corano manoscritti e antichissimi strumenti astronomici…
Usciti dal museo, non perdiamo tempo e saliamo lungo le mura perimetrali, tra passaggi angusti e scalette incastonate nelle robuste pietre perimetrali, interrotte qua e là da squarci oltre i quali domina il profondo blu del Mediterraneo.

La vista che si gode dalla sommità della fortezza è invidiabile: vicino a noi il cimitero monumentale e l’antichissima Grande Moschea di Monastir; più distanti svettano sul panorama cittadino il mausoleo e il minareto della moschea dedicata a Habib Bourguiba, ai confini di ciò che rimane della storica Medina.

Terminata la visita, è tempo di tornare tra i vicoli della capitale: il nostro tour in Tunisia si conclude con un suggestivo viaggio di ritorno lungo la costa del !
Il Sole si spegne lentamente nel Mare Nostrum
mentre gli echi di un passato lontano
ci accompagnano nella penombra della sera…
TI È PIACIUTA L’ESPERIENZA? PRENOTA ANCHE TU IL TOUR!