Cemento grezzo, angoli spigolosi. Niente finestre, aperture, decorazioni. Solo la pura essenzialità di una forma spesso esasperata, unica, volutamente fuori dai canoni di ciò che è universalmente considerato “bello”. Scoprite con noi il lato oscuro di Bratislava!
Cercate Bratislava su un qualsiasi motore di ricerca. Probabilmente, vi compariranno immagini della sua meravigliosa Old Town, del suo castello, del suo fascino medievaleggiante.
Eppure, basta allontanarsi dalle strade lastricate del centro per scoprire un mondo ben diverso, risultato di 50 anni di governo a stampo comunista.
Un mondo fatto di cemento.

IL BRUTALISMO: CEMENTO GREZZO, ESSENZIALITÀ DELLA FORMA
Nato tra gli anni ’50 e ’70 del Novecento, il brutalismo è uno stile architettonico contraddistinto dal massiccio impiego del cemento a vista: il béton brut (da cui il nome del movimento).
Forme geometriche imponenti, torreggianti; volumi monolitici e un’estetica funzionale ridotta all’osso, spesso priva di alcun tipo di decorazione.
L’obiettivo? Creare edifici solidi, duraturi, economicamente efficienti, dal forte impatto visivo.
Il brutalismo è onestà architettonica: il materiale grezzo non deve essere mascherato o abbellito, ma dev’essere invece esposto per quello che è, dev’esserne percepibile l’essenza.
Il brutalismo è cruda funzionalità: gli edifici diventano “macchine per abitare”, organismi in cui la forma segue rigorosamente la funzione e le esigenze della collettività
L’architettura deve riflettere la verità dei materiali e la realtà della società, creando spazi che siano funzionali e carichi di significato collettivo.
Peter e Alison Smithson
IL BRUTALISMO E L’ASSOCIAZIONE AL SOCIALISMO/COMUNISMO
Nonostante il brutalismo sia stato adottato anche in Occidente (la Torre Velasca di Milano è uno dei tanti esempi), gli ex paesi dell’Unione Sovietica e gli ex stati socialisti afferenti alla Jugoslavia e Cecoslovacchia vantano forse il più vasto patrimonio architettonico brutalista.
Per quali motivi? Spulciando tra varie fonti, noi qualche risposta ce la siamo data:
- funzionalità e ideologia: l’architettura brutalista incarnava i principi del socialismo, sublimando i concetti di utilità collettiva, eguaglianza sociale e rifiuto del lusso borghese. Gli edifici erano pensati per essere accessibili e pratici, non per esprimere ricchezza e individualismo!
- economia di scala: il cemento armato era economico, facilmente reperibile e veloce da realizzare, rendendolo ideale per i grandi progetti residenziali e pubblici;
- monumentalità del potere: la costruzione di edifici governativi e culturali dall’aspetto imponente e austero simboleggiava la forza dello Stato e della collettività e il predominio della moltitudine sull’individuo.
Anche l’Italia possiede diversi esempi di edifici brutalisti: scoprili in questo articolo!
BRATISLAVA E IL BRUTALISMO
Ma ora, torniamo a noi e all’affascinante capitale slovacca.
Immaginate di camminare tra gli angusti vicoletti della Città Vecchia, tra negozi, antiquari, ristoranti ed edifici medievali: sopra di voi troneggiano le spire e le guglie delle chiese; tra una casa e l’altra scorgete il Castello, bianco, irraggiungibile, arroccato sul colle che ne sostiene le fondamenta.
Eppure, arrivate alla Cattedrale di San Martino, ne aggirate la sagoma e… davanti a voi si staglia il ponte più strano e assurdo che abbiate mai visto, 85 per 430 metri di acciaio e cemento armato!
O ancora, vi dirigete verso lo splendido Mercato Vecchio per fare degli acquisti, vi guardate intorno e scorgete un enorme parallelepipedo di cemento con finestre di colore rossastro!
Insomma, l’avrete capito, Bratislava pullula letteralmente di edifici che potremmo definire brutalisti. Seguiteci alla scoperta di alcuni di essi!
MOST SNP, IL PONTE “UFO”

Ve l’avevo detto, no? Non è forse il ponte più particolare che abbiate mai visto?
Costruito tra il 1967 e il 1972, il Most SNP, anche noto come Ponte dell’Insurrezione Nazionale Slovacca, è un ponte sospeso asimmetrico lungo circa 430 metri.
Coronato da una futuristica torre panoramica a forma di disco volante (da cui l’affettuoso soprannome UFO bridge), è l’unico esempio al mondo di ponte sospeso con una sola torre e senza pilastri nel fiume.
La sua storia è, senza dubbio, controversa: l’opera venne realizzata durante il regime socialista a seguito dello sventramento di gran parte del quartiere ebraico di Bratislava, già messo a dura prova durante il nazismo.
Ma non è tutto; il ponte continuerà a seminare discordia anche nei decenni successivi: accusato di aver interrotto la continuità architettonica della Città Vecchia, dividendo il Castello dal centro storico, l’opera ha fatto parlare di sé per un altro motivo.
Passando a pochissimi metri dalla Cattedrale di San Martino, alcuni esperti hanno suggerito che le vibrazioni generate dal pesante traffico del ponte possano intaccarne le fondamenta, compromettendone la stabilità.
Nonostante tutto, il ponte UFO rappresenta uno dei punti di riferimento della città e, indubbiamente, il punto di partenza del nostro brutal tour!


LE FORME PARTICOLARI DELLA SLOVAK NATIONAL GALLERY
La Slovak National Gallery è forse il museo d’arte più importante della Slovacchia.
Il complesso di edifici che lo costituiscono è unico nel suo genere: un particolarissimo mix di antico e moderno, storia e contemporaneità, tradizione e innovazione.
All’elegante edificio barocco che fu la prima sede della galleria, a partire dagli anni ’70 del Novecento si affianca l’ala modernista, rivoluzionaria nelle forme, brutalista fino al midollo.

Le imponenti forme geometriche della facciata si protendono verso il Danubio, quasi a voler fuggire, a volersi distaccare dalla consueta e rassicurante “normalità” del resto dell’edificio.
L’idea alla base del progetto era, infatti, proprio quella di creare un forte distacco tra il vecchio e il nuovo, in linea con la visione socialista del tempo.
Nemmeno a dirlo, l’opera ricevette fin da subito forti critiche per il suo impatto visivo sulla città e per la scarsa integrazione con gli edifici circostanti.
Il suo destino sembrava segnato quando l’ala venne chiusa per problemi strutturali; eppure, dopo un lungo processo di ristrutturazione che si è concluso nel 2022, l’edificio è tornato allo splendore originario, consentendoci di ammirarne la stravagante unicità!

L’HOTEL KYJEV, UN’ICONA IN DECLINO
Costruito nel 1973, l’hotel Kyjev venne realizzato come uno degli alberghi in assoluto più moderni della Cecoslovacchia socialista.
Con i suoi 65 metri di cemento grezzo e la sua forma massiccia, monolitica, domina lo skyline di Bratislava, ergendosi a monumento e testamento della corrente brutalista.
Un tempo simbolo della modernizzazione voluta dal regime, i suoi 15 piani sono ora in uno stato di evidente abbandono.
Con la scissione della Cecoslovacchia e l’abbandono del socialismo, infatti, l’hotel ha progressivamente perso la sua importanza, fino a chiudere i battenti nel 2011.
Ormai obsoleto e in condizioni fatiscenti, l’edificio sembra definitivamente avviato verso l’abbattimento, nonostante le proteste di appassionati di architettura e gruppi di tutela del patrimonio che lo vedono ormai parte del patrimonio culturale modernista della città.
Qualora venisse effettivamente abbattuto, Bratislava perderà un altro dei tasselli che la legano indissolubilmente al suo scomodo passato.
Perciò affrettatevi, la sua sagoma squadrata non rimarrà ancora a lungo parte dello skyline!


NAMESTIE SLOBODY: LA PIAZZA DELLA LIBERTÀ
1989, anno della Rivoluzione di Velluto. La Cecoslovacchia e il governo di stampo socialista cadono sotto la spinta dei popoli delle due, nascenti, nazioni.
Una delle piazze più importanti della città, Namestie Slobody, viene così ribattezzata proprio in onore della caduta del regime.
Lo stesso regime che, quella piazza, l’ha fortemente voluta, trasformandola in un potente spazio di aggregazione, circondato da impressionanti edifici che dovevano simboleggiare la forza dello Stato.
Al centro, troneggia la monolitica Fontana dell’Unione, realizzata tra il 1979 e il 1980.
Un’enorme scultura alta 9 metri, raffigurante un fiore di tiglio, ne rappresenta il punto focale: un fiore semplice, stilizzato, massiccio, deprivato della sua grazia e bellezza e trasformato in un simbolo di potere.
Simbolo di potere che durerà, fortunatamente, soltanto 9 anni: la Rivoluzione che pose fine al regime socialista ha donato alla piazza e alla sua impressionante fontana, la più grande della Slovacchia, un nuovo significato.
Un significato di rinascita, speranza. E, finalmente, libertà.


SLOVAK RADIO BUILDING, LA PIRAMIDE A TESTA IN GIÙ
A breve distanza dalla terrificante quanto affascinante fontana della Piazza della Libertà, trova posto l’edificio forse più iconico, controverso e discusso dell’intera Slovacchia.
Realizzata tra il 1967 e il 1983 per ospitare la sede della radio nazionale slovacca, Slovenský rozhlas, la struttura è uno degli esempi più estremi di architettura brutalista, nonché uno dei 30 edifici più brutti del mondo secondo il Telegraph.
La sua forma unica al mondo, che potremmo definire a “piramide rovesciata”, è frutto del lavoro degli architetti Štefan Svetko, Štefan Ďurkovič e Barnabáš Kissling.
Il design della struttura, che potremmo definire “ambizioso”, rappresentava la modernità e il progresso tecnologico: la linearità, la semplicità della forma piramidale, è esaltata dal massiccio impiego di acciaio e cemento armato.
Osservandola con attenzione, a nostro avviso la semplicità e la nuda funzionalità del brutalismo sono in questo caso la scelta vincente: partendo da una base stretta e allargandosi verso l’alto, verso il cielo, sembra quasi che l’intero edificio stia veicolando il segnale radio alla nazione.
La voce del partito, la voce del potere, la voce che tutti dovevano ascoltare.



KAMZIK TELEVISION TOWER
Arriviamo infine all’edificio che avrete visto e rivisto durante la vostra visita a Bratislava, sempre lì sullo sfondo a vegliare sulla città, perenne intruso nelle vostre fotografie.
La Kamzík TV Tower è uno dei simboli della capitale slovacca. Inaugurata nel 1975, la torre venne costruita per sostituire un vecchio trasmettitore, con l’obiettivo di migliorare la qualità delle trasmissioni televisive e radiofoniche.
Alta ben 194 metri, la sua realizzazione rappresentò un’occasione unica per il governo socialista: combinare ingegneria avanzata e architettura modernista, per creare un simbolo iconico che svettasse nel panorama slovacco.
La struttura è, infatti, indubbiamente unica: una forma a doppio tronco di piramide interamente in acciaio e cemento armato, materiali ricorrenti in questo articolo, con enormi superfici vetrate in corrispondenza di locali tecnici e panoramici.
Visitarla e salire alla piattaforma panoramica (o, ancora meglio, cenare nel ristorante Altitude) offre un’occasione unica: vedere contemporaneamente ben tre paesi oltre alla Slovacchia, ovvero Austria, Ungheria e Repubblica Ceca!



Se il nostro tour alla scoperta del brutalismo slovacco vi ha intrigato, sappiate che possiamo pianificare per voi un weekend alla scoperta della bellissima Bratislava! Trovate tutte le informazioni cliccando sul pulsante qui sotto!