Abhaneri è un minuscolo villaggio situato a circa due ore di auto da Jaipur, la città rosa del Rajasthan. 2000 anime, per la maggior parte dedite alla fabbricazione di piccoli manufatti in terracotta, vivono a stretto contatto con la Storia, quella con la S maiuscola. Scoprite come insieme a noi, in questo articolo.
È il IX secolo d.C. quando il re Chanda, della dinastia Nikumbha, decide di fondare la cittadina che, oltre 1000 anni dopo, sarebbe apparsa sulle mappe come Abhaneri.
Il suo nome originario era Abha Nagari. Città della Luce. L’appellativo deriva dal profondo legame che univa la comunità locale con la dea Harshat Mata, divinità della gioia e della prosperità.
Gli abitanti erano, infatti, convinti che l’energia sacra della dea illuminasse il villaggio, diffondendo felicità e abbondanza tra i vicoli dell’abitato.
Abha Nagari prosperò per oltre quattrocento anni, fino a quando l’intero Rajasthan fu messo a dura prova dalle invasioni del vicino Sultanato di Delhi…
Ma torniamo un attimo indietro, a quando le preoccupazioni dei cittadini erano di tutt’altro tipo!
Preoccupazioni che hanno contribuito, almeno in parte, a plasmare il fascino di un luogo in cui utilità, gusto estetico e spiritualità si intrecciano indissolubilmente, proprio lì, sotto i vostri piedi.
CHAND BAORI, IL POZZO SENZA FINE
Dovete sapere che il Rajasthan è un territorio semi-arido. Il clima è secco per buona parte dell’anno, a eccezione dei mesi estivi quando il monsone può portare alcune precipitazioni.
La cronica penuria d’acqua ha da sempre costretto gli abitanti della regione a trovare delle soluzioni: tra queste, ovviamente, non poteva mancare la realizzazione di un pozzo di approvvigionamento, un baori.
Ma cos’è un baori? Antico pozzo a gradoni tipico dell’India settentrionale, la sua funzione principale era quella di raccogliere l’acqua piovana durante la stagione dei monsoni, garantendo poi disponibilità idrica il resto dell’anno.

Arriviamo dunque al nostro Chand Baori. Entrando dall’angusta porticina che conduce al complesso, nulla vi può preparare ai 3500 scalini, perfettamente simmetrici, che scendono nelle viscere del terreno.
Un abisso profondo oltre trenta metri accoglie le acque piovute dal cielo e donate da Harshat Mata per la prosperità e l’abbondanza degli abitanti.
Una straordinaria opera di ingegneria idraulica, che stupisce ancor di più se pensate che è stata realizzata nell’VIII secolo d.C.
ALL’INTERNO DEL BAORI
La struttura a gradoni discendente forma un reticolo geometrico impressionante, quasi ipnotico, studiato per rendere la superficie dell’acqua accessibile a quante più persone possibile.

Il pozzo non aveva unicamente una funzione pratica. Era un vero e proprio punto di riferimento per la comunità di Abha Nagari, un luogo di incontro, di socializzazione.
Un luogo in cui stringere accordi commerciali, rinsaldare amicizie e fondare un vero e proprio spirito comunitario. Sarà forse una banalità, ma si può dire che la vita prosperasse lì dove l’acqua abbondava.
Non stupisce che, con il tempo, il luogo assunse connotati “sacri”, tanto che nelle sue immediate vicinanze sorse ben presto il tempio dedicato ad Harshat Mata.
Acqua e prosperità, acqua e abbondanza: il pozzo, fonte di vita, e il tempio, catalizzatore di gioia, speranza e tranquillità.
💡Lo sapevi?
la profondità del pozzo e la struttura a gradini creano un microclima che mantiene l’aria fino a 5-6°C più fresca rispetto all’esterno.
🎥 Nel cinema…
Chand Baori è stato utilizzato come set cinematografico per film famosi, tra cui Il cavaliere oscuro – Il ritorno di Christopher Nolan.

IL TEMPIO DI HARSHAT MATA
Camminando per le strade in terra battuta di Abhaneri, si percepiscono immediatamente le difficoltà sempre crescenti di chi ha scelto di rimanere.
Del resto, il villaggio è un luogo isolato, lontano dalle principali città. C’è il pozzo, è vero, ma la stragrande maggioranza dei turisti si ferma per il solo tempo necessario a visitarlo, prima di proseguire verso Agra o Jaipur.
È un luogo di passaggio, di transito, in cui è difficile trovare una fonte di reddito stabile. Sorseggiare un ottimo chai in quello che è forse l’unico locale della cittadina, ci ha regalato l’opportunità di parlare con chi, queste difficoltà, le vive ogni giorno.
Eppure, chi ha scelto di rimanere lo fa con il sorriso, con quello spirito di adattamento e quella felicità radicata nell’animo, e non in ciò che si possiede, che è difficile trovare fuori dall’India.
A noi piace pensare che, almeno in parte, gli abitanti del villaggio di Abhaneri riescano a trovare questa profonda serenità nelle rovine del tempio di Harshat Mata, a poche decine di metri da Chand Baori.
Divinità indù associata alla gioia e alla felicità, Harshat Mata è particolarmente venerata nel Rajasthan, dove le è appunto stato dedicato il tempio di cui vi stiamo per parlare.
LE ROVINE DEL TEMPIO

Il tempio di Harshat Mata è un antico santuario realizzato in epoca medievale, tra l’VIII e il IX secolo d.C., pochi anni dopo la costruzione dell’adiacente Chand Baori.
Originariamente, l’edificio era un grande santuario in stile Nagara, caratterizzato da una grande e slanciata torre centrale, chiamata shikhara, tipica dei templi dell’India settentrionale.
Purtroppo, gran parte della struttura è oggi in rovina, compresa la torre centrale ormai scomparsa: rimangono però tuttora visibili i pilastri scolpiti, le sculture in pietra e la garbhagriha, ovvero la sala centrale dove si trova la statua della divinità, ancora in uso.
Il cancellino metallico di accesso alla zona del tempio si muove con difficoltà, semisepolto dalla finissima sabbia che circonda le rovine.
Togliamo le scarpe. Gli enormi lastroni in arenaria, caldi, quasi bollenti, sembrano sospingerci verso la parte centrale dell’edificio, alla ricerca di un po’ d’ombra e di sollievo.
Raffigurazioni di Vishnu, Shiva e diverse creature mitiche ci accolgono in ciò che rimane del santuario.
Tutto, al di fuori delle quattro mura della garbhagriha, è distrutto. Eppure, la parte più sacra del tempio, quella in cui dimora la divinità, si spalanca di fronte ai nostri occhi, nel tepore di un’intima penombra.
Risiede forse qui la sorgente della speranza e della resilienza degli abitanti del villaggio? Non nell’idolo, non nel tempio, ma nella consapevolezza di avere una radice comune, un punto fermo, resistito alla prova dei secoli, dei millenni.



ALCUNE CURIOSITÀ
Sapevate che…
⚔️ Il tempio di Harshat Mata venne distrutto nel XIII secolo per opera degli eserciti del Sultanato di Delhi: moltissimi elementi architettonici e decorativi furono danneggiati o riutilizzati per altri edifici.
Osservate con cura la fotografia successiva, noterete che a una delle figure rappresentate manca il volto, che venne scalpellato durante la devastazione dell’edificio!

⛲Chand Baori e il tempio erano parte di un unico complesso religioso: prima e dopo le cerimonie, i fedeli utilizzavano l’acqua del pozzo per le abluzioni e la purificazione.
DUE PAROLE SUL VILLAGGIO
Abbandoniamo la raccolta intimità del tempio. Prima di lasciare Abhaneri, vogliamo cogliere l’essenza del villaggio e dei suoi abitanti, anche solo per breve tempo.
Camminiamo per le strade sterrate del piccolo centro abitato, prestando attenzione a non calpestare i tanti, tantissimi vasetti di terracotta che decorano il selciato.
Sono davvero molti gli abitanti del villaggio che dedicano il loro tempo alla realizzazione di piccoli manufatti in argilla, lavorati a mano o con rudimentali torni.
La ceramica rappresenta, per la popolazione di Abhaneri, un’importante mezzo di espressione artistica, un medium tramite il quale veicolare la propria cultura e le proprie tradizioni. L’argilla, modellata dalle pazienti mani degli artigiani locali, si tramuta in vasetti, vasi, contenitori per alimenti, bicchierini con cui gustare il chai, oggetti decorativi.
L’argilla è indissolubilmente legata alla vita del villaggio: la popolazione locale utilizza ancora recipienti in terracotta per conservare l’acqua, poiché mantengono una temperatura più fresca rispetto ai contenitori moderni.

Eppure, la terracotta ha anche scopi decorativi: durante i festival hindu come Diwali e Holi, gli artigiani producono lampade in terracotta (diyas), molto richieste per le celebrazioni.
Tra le tante mani che plasmano e realizzano spettacolari manufatti decorativi, vi sono infine anche quelle delle donne del centro artigianale femminile: il centro non solo offre lavoro, ma rappresenta anche uno spazio di aggregazione e crescita personale per molte di loro, in un contesto sociale in cui spesso hanno meno opportunità rispetto agli uomini.
Una tazza fumante di chai e le tante domande del proprietario del locale, in cui siamo gli unici avventori, ci accompagnano verso la fine della giornata, mentre la luce di Harshat Mata prende il posto di quella, morente, del Sole.

QUALCHE PAROLA DA ALICE & FEDERICO
Sognate anche voi di immergervi nella cultura e nelle tradizioni dell’India? Contattateci, possiamo aiutarvi a organizzare il vostro viaggio!
Ogni anno, tra settembre e ottobre, Abhaneri ospita un interessantissimo festival dedicato alla scoperta delle tradizioni e della cultura locale. Se volete saperne di più, trovate il link qui sotto!