Ci sono luoghi in cui, attraversando un semplice ponte, può cambiare letteralmente il mondo. Un ponte tra culture, genti, stili, influenze e abitudini diametralmente opposte. È quello che succede quando si varca il Danubio per arrivare a Zemun, oggi quartiere nord-occidentale di Belgrado, ma per secoli città indipendente e ultimo baluardo dell’Impero Asburgico.
Separata storicamente e geograficamente dalla capitale serba, Zemun è stata per oltre 300 anni il confine tra due mondi: da un lato l’Impero Ottomano, dall’altro l’Austria e gli Asburgo.
Un confine, però, diverso da tutti gli altri: una linea sottile che ha consentito, negli anni, scambi commerciali, contaminazioni reciproche e la formazione di identità miste e del tutto particolari.
Ancora oggi Zemun conserva quella doppia anima, visibile nei tetti spioventi, nei campanili delle Chiese di culto cattolico (in un paese a maggioranza ortodossa), nelle vie tortuose che non seguono la razionalità delle città moderne.
Scoprite insieme a noi le peculiarità e la bellezza di un luogo che, pur integrato nel tessuto urbano di Belgrado, rimane timidamente diverso dal resto della città, orgoglioso delle proprie radici e della propria storia.
A proposito, lo sapevi che puoi organizzare con noi il tuo viaggio alla scoperta di Zemun e della capitale serba?

CI TROVIAMO ANCORA IN SERBIA? IL CENTRO STORICO DI ZEMUN
Camminare nel centro storico di Zemun equivale a un salto indietro nel tempo, in un piccolo villaggio ottocentesco che ha saputo conservare intatto il suo fascino originale. Il cuore pulsante è Glavna ulica, la via principale, che conduce alla vivace Veliki Trg, la piazza centrale dove si affacciano eleganti edifici realizzati durante il governo austro-ungarico.
Tra gli edifici più importanti della zona spiccano il Municipio, costruito tra il 1826 e il 1832, e la Chiesa di San Nicola, la più antica del centro abitato, eretta nel Settecento e impreziosita da eleganti elementi barocchi, il cui campanile si staglia, elegante, contro l’azzurro del cielo.

Nel corso dei secoli, Zemun ha accolto mercanti e artigiani di origine greca, serba e austriaca, dando vita a un mosaico di culture che si riflette ancora oggi nell’architettura e nell’atmosfera delle sue vie. Nel XIX secolo, questo borgo era un vivace porto fluviale sul Danubio, crocevia di merci e persone tra Vienna e Costantinopoli. Qui si parlavano diverse lingue, si stampavano giornali in vari alfabeti e si respirava un’aria cosmopolita.



Tra i protagonisti della trasformazione di Zemun da piccolo borgo a importante centro fluviale, spicca la figura di Gerard van Swieten, medico personale di Maria Teresa d’Austria, che nel XVIII secolo si occupò di modernizzare la cittadina, incentivando il miglioramento delle condizioni sanitarie del borgo tramite la bonifica delle aree paludose lungo il Danubio.
GARDOŠ TOWER: UN MILLENNIO IN UNA TORRE
Saliamo in cima alla collina di Gardoš dove, tra stretti vicoli e case addossate l’una all’altra, si erge la Torre del Millennio, iconico e indiscusso simbolo di Zemun.
Fu costruita nel 1896 dall’Impero Austro-Ungarico per celebrare i mille anni dalla fondazione dello stato ungherese, e rappresentava idealmente il baluardo sud-orientale della monarchia (ne vennero infatti realizzate altre sei, sparse lungo i confini imperiali).
L’architettura della torre, in mattoni rossi e forme neogotiche, è tanto semplice quanto imponente: la sua posizione sopraelevata e il contrasto contro le nuvole cariche di pioggia incutono (quasi) timore.

Nonostante risalga a fine Ottocento, l’edificio poggia su fondamenta molto più antiche: sorge infatti sui resti di una fortezza medievale serba del XIII secolo, un tempo usata per sorvegliare il Danubio e la linea di confine con l’Impero Ottomano.
Durante la Prima guerra mondiale, la torre fu utilizzata come punto d’osservazione militare e fu danneggiata più volte.
Oggi è stata sottoposta a lavori di restauro e ospita piccole mostre d’arte, ma la vera attrazione resta il panorama: dalla terrazza si abbracciano con lo sguardo l’intero centro di Zemun e il campanile della Chiesa di San Nicola, il Danubio, i grattacieli di Novi Beograd e oltre. Un luogo perfetto per capire, con un solo colpo d’occhio, quanto sia stratificata questa terra che, da sempre, è stata terra di confine.


Una lieve brezza trasporta fino a noi l’umidità del fiume.
Il villaggio giace addormentato sotto la torre,
i tetti rossi a celare la tranquillità della vita quotidiana.
Vuoi saperne di più sulla torre? Ti consigliamo di leggere l’articolo qui sotto!
IL CIMITERO DI ZEMUN: RICORDIAMOCI DI ESSERE UNITI NELLA DIVERSITÀ
Poco lontano dalla torre si estende lo storico cimitero di Zemun, tra i più affascinanti e autentici di Belgrado. Inaugurato nel corso del XVIII secolo, è uno dei rari esempi in cui convivono, fianco a fianco, monumenti funebri di rito ortodosso, cattolico ed ebraico.
Tra i viali alberati scorrono, di fianco a noi, tombe monumentali di mercanti serbi, ufficiali austro-ungarici, sacerdoti greco-ortodossi, intere famiglie di religione ebraica. Alcune lapidi hanno epigrafi in serbo, altre in ungherese, altre ancora in tedesco e in alfabeto ebraico.
È un luogo di commovente commistione culturale: uno di quei luoghi (ahimè, sempre più rari), in cui la convivenza si fa forza, in cui la diversità diventa motore di unione.


Volete sapere qualcosa di interessante e poco noto? Ebbene, sappiate che al di sotto di alcune tombe si trovano gallerie scavate nel terreno di loess, create dagli austriaci come rifugi e magazzini: esistono leggende su passaggi segreti che collegavano il cimitero alla torre di Gardoš o addirittura a Belgrado, ma ispezioni moderne hanno confermato che tali tunnel non si estendono in profondità…
Leggende a parte, l’antico cimitero di Zemun è un luogo davvero affascinante, preziosa testimonianza di come l’unione tra genti totalmente diverse, accomunate dal ricordo, sia ancora realizzabile in un mondo così tristemente diviso.


UNA PASSEGGIATA LUNGO IL DANUBIO
Scendiamo dalla collina ove sorgono il cimitero e la Gardoš Tower, percorrendo un suggestivo vicoletto tra piccole abitazioni d’altri tempi.

La nostra passeggiata prosegue lungo Kej Oslobođenja, la via che costeggia il Danubio: qui si trovano i famosi splavovi, i ristoranti galleggianti, molti dei quali a gestione familiare, specializzati in pesce d’acqua dolce. Pronti a mangiare carpe, lucci, zuppe di pesce (riblja čorba) e bere rakija (una sorta di grappa) di produzione locale?
L’atmosfera si fa decisamente più rilassata rispetto al centro di Belgrado: pare quasi di essere in un piccolo centro di villeggiatura, dove tutto è piacere e mai dovere.
Persino la fauna locale si abbandona al dolce far niente: le rive del grande fiume sono affollate da cigni e altri volatili intenti a godersi i pochi raggi del Sole che penetrano la coltre di nubi, mentre l’acqua scorre placidamente accarezzando le rive della capitale.
Un modo perfetto per concludere un’altra, estenuante, giornata alla scoperta di Beograd. Un invito a rallentare, a prendere consapevolezza di tutto quanto abbiamo visto, a farlo nostro.
Un po’ come il Danubio, che sedimenta gli infiniti granelli dei propri ricordi tra le rive della Città Bianca.

