Mathura, città sacra induista e luogo di nascita di Krishna, è una destinazione spesso esclusa dai classici itinerari del Triangolo d’oro. Scopriamola insieme!
Uttar Pradesh, circa 50 km a nord di Agra. Lungo le rive del fiume Yamuna sorge una delle Sapta Puri, le sette città sacre meta di pellegrinaggio dei fedeli induisti.
Recarsi in una di queste città è considerata una benedizione: si ritiene infatti che, in questo modo, il pellegrino possa compiere un passo in più verso il moksha, ovvero la liberazione dal samsara, il ciclo di morte e rinascita.

Ma perché Mathura è così importante per l’induismo?
La città , anticamente conosciuta come Madhuvan e poi come Madhupura, è infatti considerata il luogo di nascita di Krishna, una delle principali divinità hindu!
Ottavo avatar di Vishnu, nella tradizione religiosa del subcontinente indiano ci si riferisce a Krishna come il dio dell’amore, della tenerezza e della compassione.
La sacralità , l’importanza e la solennità del luogo si percepiscono in ogni angolo dei suoi vicoletti, nello sguardo delle persone, negli affettuosi saluti che gli abitanti ci rivolgono. Radhe, radhe!
Durante la giornata, sentiremo e vedremo quest’espressione ovunque, pronunciata con gioia dalle persone, scritta sulle case, sui tronchi degli alberi, sui vestiti dei monaci.
Il significato, vi starete chiedendo? Radhe radhe è un saluto associato alla divinità Radha, la consorte di Krishna!
VISHRAM GHAT – UN LUOGO DI RIPOSO E RISTORO
Una piccola ma confortevole Maruti ci lascia a Mathura, lungo Ghat Kinara Road. L’impressione è, fin da subito, quella di trovarsi in un luogo completamente diverso da quelli visti finora.
Qui non vedremo lo splendore e i tesori del periodo Moghul, ma un luogo decisamente più autentico, meno scalfito dal turismo, dove la spiritualità regna sovrana.
Edifici e abitazioni meravigliosamente decorati ci accompagnano lungo la strada che fiancheggia il fiume Yamuna, che appare improvvisamente dinnanzi a noi incorniciato da suggestivi chhatri.






Immersi tra i colori e l’accoglienza della gente, ci sentiamo subito parte della comunità , anche se siamo gli unici turisti in zona!
Pochi minuti di cammino lungo la sponda del fiume ci separano dalla prima vera e propria meta della giornata, Vishram Ghat.
Un Ghat, nell’architettura e nella tradizione induista, è un luogo sacro di preghiera e balneazione, costituito da una scalinata che digrada verso un corpo d’acqua e si immerge in esso.
Giunti sui gradini bagnati dal fiume Yamuna, apprendiamo che, secondo la tradizione, su quella stessa scalinata riposò il giovane Krishna dopo aver ucciso lo zio Kamsa, tiranno che regnava sulla città di Mathura e sull’antico regno Vrishni!

Si narra infatti che, durante la cerimonia di matrimonio tra Vedaki e Vasudeva, futuri genitori di Krishna, al fratello dello sposo (e quindi, futuro zio della divinità ) fu profetizzata la sua violenta uccisione da parte di uno dei figli della coppia!
Alla nascita di Krishna, quindi, il padre portò il neonato oltre il fiume Yamuna per salvarlo dalle grinfie del tiranno, consegnandolo a quella che diventerà la sua madre adottiva, Yashoda.
Krishna trascorse così l’infanzia e la giovinezza lontano dalla città natale, più precisamente dove si trova l’odierna Vrindavan!
Diventato adulto, il dio fece ritorno a Mathura, per porre fine alla tirannia di Kamsa. Dopo la morte dello zio, Krishna si accasciò, sfinito, sui gradini di Vishram Ghat, che da allora è celebrato come uno dei luoghi sacri dedicati al dio dell’amore!
Radhe, radhe
ci sussurra un anziano,
le gambe immerse nel fiume,
il volto a contemplare l'altra riva.
Nulla disturba la pace di Yamuna,
il riposo dei sensi,
la fine dell'eterno samsara,
l'acqua che scorre.



IN BARCA SUL FIUME YAMUNA
Il fiume Yamuna, il più importante affluente del Gange, è un corso d’acqua sacro per l’induismo, venerato come una divinità .
Figlia del dio-sole Sūrya e della divinità delle nuvole, Sanjna, un bagno nelle sue acque è considerato un modo per purificarsi dai peccati.
Ma Yamuna, conosciuta nei testi antichi sotto il nome di Yami, è anche considerata la divinità della vita, in contrasto con il fratello gemello Yama, dio rappresentante la morte.
Le sue acque, un tempo cristalline, sono oggi scure e torbide: si narra infatti che Shiva, tremendamente addolorato per la morte della prima moglie Sati, vagò per l’universo finendo per immergersi, affranto, all’interno del fiume, che diventò quindi scuro per la disperazione della divinità !
Navigando sullo Yamuna vi assicuro che sarà impossibile distinguere qualsiasi cosa appena al di sotto del pelo dell’acqua. È come se il fiume non volesse essere scrutato nel suo intimo, forse per nascondere al mondo la tristezza di Shiva…

KRISHNA E YAMUNA, PER SEMPRE UNITI
Vi ricordate dell’importanza del fiume Yamuna e del suo legame con Krishna quando stavamo parlando, poco sopra, di Vishram Ghat?
Krishna venne infatti trasportato, appena neonato, oltre il fiume, per essere salvato dalle grinfie del malvagio zio Kamsa. Ma il legame di Krishna con Yamuna è molto più profondo!
Esiste infatti un’altra leggenda legata al colore delle acque del fiume: si narra che Kaliya, essere sovrannaturale per metà serpente e metà umano, fu scacciato dal suo luogo di origine per finire a infestare le acque dello Yamuna, nei pressi di Mathura, trasformando il placido corso d’acqua in un inferno ribollente e velenoso.
Kaliya venne però sconfitto, indovinate un po’, da Krishna! La leggenda, meravigliosamente descritta in una raffigurazione, che vi lasciamo qui sotto, vuole che Krishna, avvertito della presenza del serpente nel fiume, si immerse nelle profondità dello Yamuna per sconfiggere il mostro.
Dopo un’intensa lotta, Krishna saltò sulla testa di Kaliya, assunse tutto il peso dell’universo e iniziò a battere il capo della bestia con i piedi! Il serpente divenne ben presto agonizzante, ma venne salvato dalle mogli di quest’ultimo, che accorsero numerose e riuscirono a convincere Krishna a non ucciderlo.
Kaliya venne però scacciato ed esiliato nella dimensione sotterranea chiamata Patala, dove si ritiene dimori ancora oggi.

Ma non è tutto! Il rapporto tra la divinità -fiume e il dio dell’amore va oltre la semplice conoscenza.
Krishna trascorse infatti l’infanzia e la giovinezza in riva allo Yamuna, allietandone le giocose acque con vari strumenti musicali, che il dio adorava suonare.
Ben presto, il rapporto tra i due si fece così stretto che Yamuna divenne una delle mogli di Krishna, dalla quale ebbe ben dieci figli!

CHATTA BAZAAR E HOLI GATE
Lasciati i gradini di Vishram Ghat e le acque di Yamuna, il nostro viaggio nella spiritualità di Mathura prosegue lungo il suggestivo Chatta Bazaar, lungo il quale potrete acquistare fantastici tessuti, manufatti locali e farvi tentare dagli avvolgenti profumi dello street food locale.

Se avete intenzione, anche voi, di passeggiare lungo questa affascinante via, prestate attenzione a una particolarità , presente anche in altre città indiane: alcuni negozi espongono una particolarissima maschera nera!
A cosa serve, vi starete chiedendo? In molte culture del subcontinente indiano, del Medio Oriente e dell’Asia in generale, c’è una particolare credenza legata al cosiddetto “evil eye“, Buri Nazar in hindi.
In particolare, si ritiene che gli sguardi malevoli e invidiosi dei passanti, generalmente verso attività commerciali prospere e di successo, possano portare sfortuna!
Come rimedio, ecco che tantissimi negozi espongono questa maschera nera, che avrebbe quindi la funzione di proteggere il negozio dal temuto Buri Nazar!

Il Chatta Bazaar prosegue fino al di sotto dell’Holi Gate, così soprannominato perché da esso partono le celebrazioni dell’Holi, il meraviglioso “festival dei colori”!
L’imponente struttura, riccamente ornata, risale al quindicesimo secolo ed è sormontata da due chhatri, quasi a simboleggiare la fusione di due stili architettonici molto diversi: da un lato, l’arco a sesto acuto e le decorazioni floreali, caratteristiche dell’architettura islamica, dall’altro il tipico estetismo hindu.
Il monumento è inoltre carico di significato per la città , perché è considerato la via attraverso la quale Krishna, insieme al fratello Balarama, ritornarono a Mathura; la loro storia è infatti perennemente impressa nell’arenaria del portale!

SHRI KRISHNA JANMASTHAN

Usciamo dall’Holi Gate e ci immergiamo in un caos di viandanti, tuk tuk, moto e risciò: tra tutti, spiccano però tantissime persone vestite nelle tonalità dell’arancione, visibilmente emozionate e consapevoli di essere in procinto di compiere un passo fondamentale nella loro vita.
Sono infatti pellegrini che si stanno dirigendo verso il complesso di templi noto come Shri Krishna Janmasthan!
Il sito è noto, fin dall’antichità , come il luogo di nascita della divinità : secondo la leggenda, Krishna nacque in una prigione sotterranea, ove i genitori furono rinchiusi dal tiranno della città , Kamsa! Proprio al di sopra della cella vennero più volte costruiti, e purtroppo distrutti, templi dedicati al dio dell’amore.
Pensate che, l’ultima volta, il tempio fu distrutto alla fine del Seicento, durante il regno dell’imperatore Moghul Alamgir I. Gli edifici che possiamo ammirare attualmente risalgono addirittura al XX secolo!
Informazione importante: se volete entrare e visitare il tempio, sappiate che al suo interno non sono ammessi dispositivi elettronici di alcun tipo, per cui non è nemmeno possibile scattare fotografie! Troverete un guardaroba all’ingresso per poter depositare i vostri effetti personali.
Ci uniamo al fiume di fedeli,
due bambine disegnano,
sulle nostre fronti,
la sacra tilaka.
È il momento di entrare.
Gli occhi non mentono,
l'emozione e l'attesa sono scolpite
nello sguardo dei pellegrini.
La ruota della vita, per un attimo,
si ferma.
Oggi è un passo in più,
verso la liberazione della rinascita.
POTRA KUND
Il nostro percorso attraverso i luoghi che hanno caratterizzato la vita di Krishna si conclude davanti al Potra Kund e alle sue misteriose acque.
Discendendo gli scalini che portano in basso, verso il kund vero e proprio, la sensazione è quella di completare un piccolo viaggio di scoperta, di conoscenza, attraverso il potere purificante dell’acqua.
La mitologia vuole infatti che, subito dopo la nascita di Krishna, la madre immerse il neonato proprio in queste acque, consacrandolo al mondo e inaugurando la sua vita di prodigi!
Addirittura, il termine hindi “potra” significa vestiti: nel pozzo, infatti, Devaki e Vasudeva, genitori di Krishna, erano usi lavare i vestiti del figlio, con un doppio significato di purificazione: fisica e, soprattutto, spirituale.

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