Ormai l’avrete capito: i paesi dell’Est Europa sono diventati per noi meta fissa. Sarà l’accoglienza della gente, le meraviglie di luoghi che si dischiudono cercando negli angoli più remoti del cemento, il fascino decadente, il contrasto tra una scomoda eredità e un futuro tutto da scrivere. La Serbia incarna perfettamente tutto ciò: Belgrado ci ha conquistati fin dal primo, intenso, giorno di scoperta del suo carattere tormentato. 24 ore che vogliamo raccontarvi qui, in questo articolo.
È notte fonda quando atterriamo all’aeroporto della capitale serba. Giusto il tempo di metterci qualche ora di sonno alle spalle e siamo pronti ad andare alla scoperta di quella parte di Belgrado di cui, forse, avrete sentito parlare.
Una città antica, nata alla confluenza di due grandi corsi d’acqua, la Sava e il Danubio. Una città dalle mille cicatrici, dai tanti volti, nata, “morta” e risorta più volte. Gli Ottomani, l’ascesa della Repubblica Jugoslava, i conflitti mondiali, i bombardamenti di fine anni novanta.
Belgrado è una città unica perché, nell’arco di 24 ore, potete sperimentare tutto questo. Vi basta continuare a leggere l’articolo.

UNA COLAZIONE “DIFFERENTE”
La nostra giornata non poteva che iniziare, ovviamente, con un caffè!
Dovete però sapere che a Belgrado, ordinare un caffè al mattino significa spesso ricevere una tazzina di caffè turco (turska kafa), servita bollente in una piccola džezva, il tipico bricco di rame stagnato, spesso accompagnato da un bicchiere d’acqua e un ratluk, dolcetto simile al lokum turco.
Nonostante il nome tragga in inganno, si tratta di un rituale vissuto come una consuetudine tutta serba, profondamente radicata nell’identità culturale del Paese.
Questa tradizione affonda le sue radici nel periodo della dominazione ottomana, che ha segnato la Serbia dal XVI al XIX secolo. Fu proprio sotto l’Impero Ottomano che il caffè fece la sua comparsa nei Balcani, portando con sé un nuovo rito sociale: quello del caffè lento, denso, da sorseggiare in compagnia.
Ma Belgrado non ha semplicemente “subito” questa influenza: l’ha assorbita, reinterpretata e fatta propria. Oggi il caffè turco in Serbia è molto più di un’eredità storica: è un gesto quotidiano, un momento intimo o conviviale, spesso condiviso in famiglia o in una delle tante kafana, i tradizionali caffè locali. Viene preparato lentamente, con polvere finissima, fatta bollire tre volte finché non si forma la tipica schiuma: un rituale che invita a rallentare, a conversare, a riflettere.
In questo gesto, che sembra così semplice, si condensano cinque secoli di storia, incontri di culture, genti e consuetudini sociali.
E iniziare la giornata con un caffè turco, a Belgrado, è anche un modo per entrare delicatamente nel cuore profondo della città.

KALEMEGDAN, LA FORTEZZA SUL DANUBIO
Dopo il caffè, la giornata può finalmente iniziare! Iniziamo a risalire il promontorio dove sorge la fortezza di Kalemegdan, antico avamposto romano, poi bizantino, ottomano e infine serbo.
È il cuore storico di Belgrado, il suo punto più alto e panoramico, dove la città si affaccia sull’abbraccio dei due grandi fiumi, la Sava e il Danubio.
Kalemegdan è uno spazio vivo, animato, intessuto nell’anima della città e di chi ci abita: non è di certo solo un monumento.
Visitare la fortezza significa ammirare il monumento di gratitudine alla Francia, le possenti mura difensive, i resti ottomani, certo. Ma significa anche osservare le vite di centinaia di belgradesi che qui passano il tempo, si divertono, si allenano, ascoltano musica e ballano, tutti insieme.




Nel silenzio più raccolto del parco si nasconde una delle gemme più sorprendenti della città: la chiesa di Ružica. Piccola, incastonata nelle mura, quasi segreta.
Secondo la leggenda, la chiesetta fu edificata su un’antica fonte miracolosa, e ancora oggi molti entrano solo per riempire una bottiglietta d’acqua.
Accanto al piccolo edificio, all’ombra delle mura, sorge un suggestivo candeliere votivo. Una singola candela sbuca dalla sabbia: la piccola fiammella combatte contro il vento che sale dal Danubio, timida ma tenace allo stesso tempo.


IL MONUMENTO ALLA VITTORIA
Pochi passi più in là, in posizione dominante, si erge il Monumento alla Vittoria (Pobednik), simbolo di Belgrado e sentinella silenziosa del suo passato turbolento. È una figura slanciata e nuda, rivolta verso il confine da cui un tempo arrivavano le invasioni.
Fu eretto per celebrare la vittoria sulla dominazione ottomana e austro-ungarica, ma oggi sembra più un guardiano metafisico, a cavallo tra due ere, tra il passato e la modernità.

Da lì, lo sguardo può spingersi lontano, oltre la confluenza dei fiumi, fino a Novi Beograd, il volto moderno e razionalista della capitale. Tra gli edifici si distingue, surreale e imponente, la Torre Genex: due torri gemelle collegate da un ponte ad arco, simbolo brutalista dell’epoca jugoslava, tanto amata quanto detestata. Appare come una porta d’accesso a un mondo parallelo, un residuo fantascientifico che ancora svetta tra il cemento e il cielo.


VERSO IL CENTRO: LA CATTEDRALE DI SAN MICHELE ARCANGELO
Ci allontaniamo dalla Fortezza: una breve camminata sta per condurci alla Cattedrale di San Michele Arcangelo (Saborna crkva), tra i luoghi religiosi più significativi della Serbia.
Costruita tra il 1837 e il 1840, non è solo una chiesa: è un simbolo del risveglio nazionale serbo durante la lotta per l’indipendenza dall’Impero Ottomano.
Fu proprio qui che si tennero alcuni degli eventi religiosi e politici più importanti dell’Ottocento, e dove la fede ortodossa si intrecciò con la nascita dell’identità statale. La cattedrale divenne luogo di incoronazioni, funerali solenni e discorsi patriottici. Ancora oggi custodisce le spoglie di figure centrali come Vuk Karadžić, padre della lingua serba moderna, e Dositej Obradović, riformatore illuminista.
Sobria fuori, sfolgorante dentro, con le sue icone dorate e l’iconostasi scolpita, la cattedrale è una sintesi perfetta di spiritualità e coscienza nazionale. Entrarvi significa ascoltare un’eco della Serbia che voleva rinascere, armata di parola, cultura e fede.


ULICA KNEZA MIHAILA: ORA DI PRANZO!
Usciamo dalla Cattedrale e decidiamo di immetterci in Ulica Kneza Mihaila, la storica strada pedonale che collega la Fortezza di Kalemegdan a Piazza della Repubblica.
Progettata nel 1867 dall’urbanista Emilijan Josimović, è costruita proprio sopra l’antico “cardo” romano e il suo tracciato rappresenta il cuore pulsante dell’espansione urbana ottocentesca di Belgrado.
La strada conserva tutt’oggi buona parte degli edifici di epoca ottocentesca sopravvissuti alla seconda guerra mondiale: finestre ornate, balconi in ferro battuto ed eleganti motivi decorativi sono la testimonianza della Belle Époque belgradese.



Mentre ammiriamo le facciate dei palazzi e la vita che ci scorre intorno, diamo uno sguardo all’orologio: ora di pranzo! Avendo ancora parecchie cose da fare durante la giornata, decidiamo di optare per uno spuntino veloce.
Hleb&Kifle Knez, a circa metà del lungo viale, fa proprio al caso nostro! E se anche voi voleste mangiare qualcosa senza perdere troppo tempo, qui potrete trovare tantissimi snack dolci e salati della tradizione serba, a prezzi super accessibili!
Ma la via principale della città non è solo un elegante retaggio del passato. È un’arteria viva, animata, spesso tormentata. È il palcoscenico perfetto per esprimere la propria identità di individuo e di comunità. Ma è anche il luogo di chi cerca di ribaltare la storia per come andrebbe letta. Un’arena di scontro, il teatro perfetto per mettere in mostra i propri slogan, ennesima dimostrazione dell’animo tormentato della città.


SKADARLIJA, LA MONTMARTRE DI BELGRADO
Divorato lo spuntino, è giunto il momento di esplorare Skadarlija, la via acciottolata che un tempo ospitava poeti bohémien, pittori e musicisti, ed è oggi uno dei luoghi più iconici e suggestivi di Belgrado. Con le sue osterie storiche (kafana), le lanterne sospese e i tavolini all’aperto, conserva ancora quell’aria romantica e decadente che le ha fatto guadagnare il soprannome di “piccola Montmartre serba”.
A rendere il tutto ancora più vivo sono i murales che colorano le pareti delle case, omaggiando volti noti della cultura serba, frasi poetiche, scene di vita popolare o reinterpretazioni moderne della storia del quartiere. Camminando, ci si sente immersi in una narrazione visiva continua: ogni angolo ha qualcosa da raccontare al visitatore più attento.



Un tempo, gli artisti non pagavano il conto nelle kafane, ma lasciavano in cambio poesie scritte su tovaglioli, schizzi, disegni o piccoli quadri. Alcune di queste opere sono ancora conservate all’interno dei ristoranti più antichi, come Tri Šešira, veri e propri musei viventi dove l’arte si mescolava – e si mescola ancora – al vino e alla chiacchiera serale.
Alla fine della strada, quasi nascosto tra le case, si trova il mercato di Bajloni, uno dei più antichi di Belgrado. Frutta, verdura, formaggi locali, ma anche fiori, stoffe e oggetti quotidiani: è qui che il quartiere respira davvero, tra le mani di chi lo vive ogni giorno, lontano dalle luci e dal trambusto delle osterie.

IL TEMPIO DI SAN SAVA, LA PIÙ GRANDE CHIESA ORTODOSSA DEI BALCANI!
Nel cuore del quartiere Vračar, lontano dal caos del centro ma visibile quasi da ogni angolo di Belgrado, si staglia il Tempio di San Sava – la più grande chiesa ortodossa dei Balcani, una delle più imponenti al mondo.
Dedicato a San Sava, primo arcivescovo della Chiesa ortodossa serba e figura chiave dell’identità nazionale, il tempio è molto più di un luogo di culto: è un simbolo di resistenza e orgoglio nazionale. L’idea della sua costruzione nacque nel lontano 1895, ma il primo mattone fu posato solo nel 1935.
I lavori furono poi sospesi a più riprese – dalla Seconda guerra mondiale al periodo jugoslavo – e solo in tempi recenti, nel 2020, è stato completato l’interno.
L’edificio si ispira alla Basilica di Santa Sofia di Istanbul, con la sua pianta a croce greca, la maestosa cupola centrale alta 70 metri e uno stile che richiama in ogni dettaglio la solennità dell’architettura bizantina.


Gli interni sono letteralmente abbaglianti: oltre 15.000 metri quadrati di mosaici dorati raffigurano episodi tratti dall’Antico Testamento e figure di santi della tradizione ortodossa. Al centro della cupola, un gigantesco Cristo Pantocratore osserva i visitatori dall’alto, circondato da una schiera di angeli in oro e azzurro. La sua presenza silenziosa e intensa incute nel visitatore un senso di maestosità e meraviglia difficilmente pareggiabili.
Il tempio può accogliere oltre 10.000 fedeli e nelle giornate di festa le sue campane risuonano in tutto il quartiere. Ma anche nei pomeriggi più tranquilli, la sua piazza è viva: fontane zampillanti, bambini che giocano, anziani sulle panchine.
Quando il sole inizia a calare e la facciata si tinge di rosa, l’atmosfera diventa quasi surreale: un momento perfetto per sedersi e lasciarsi avvolgere dal silenzio e dalla luce delle centinaia di candele votive accese all’esterno del tempio…


CENA A “LUME DI… TRAMONTO!”
Concludiamo la nostra (intensa) giornata belgradese di fronte a una splendida tavola imbandita e una birra locale.
La location non potrebbe essere migliore: il fiume Sava scorre placido di fronte a noi, infiammato di mille colori e sfumature dagli ultimi raggi del Sole al tramonto.

Ci troviamo nella zona di Beton Hala: un tempo magazzino industriale in cemento grezzo (da qui il nome: “hala” = capannone, “beton” = cemento), oggi è stato trasformato in un lungofiume costellato di locali di design, ristoranti moderni e terrazze eleganti affacciate direttamente sulla Sava.

Tra le tante opzioni tra cui potete scegliere, spicca Ambar, ristorante contemporaneo che reinterpreta la cucina balcanica in chiave creativa e raffinata. Il menu è pensato per la condivisione – piccoli piatti da assaggiare in sequenza – e spazia dalle meze serbe rivisitate a dessert sorprendenti, con un’attenzione speciale alla presentazione.
Gli interni industrial-chic, la vista sul fiume e il servizio impeccabile lo rendono uno dei luoghi più amati per una cena elegante ma non pretenziosa. Se vuoi scoprire cosa può diventare la tradizione quando incontra l’innovazione, Ambar è una tappa da non perdere.

CONSIGLI… PER OGNI MOMENTO DELLA GIORNATA!
☕ Colazione
- Kafeterija Magazin 1907 – Caffetteria di design in stile industriale, ottima selezione di dolci, croissant e caffè. Perfetta per iniziare con calma.
- Snezana – Per un vero caffè turco servito alla serba, forte e aromatico, con lokum di accompagnamento.
🥪 Pranzo veloce
- Hleb & Kifle – Sandwich freschi, insalate, zuppe e dolci da forno in stile moderno. Perfetto per uno spuntino pratico ma curato.
- Skroz Dobra Pekara (Terazije) – Panetteria tradizionale con burek caldi e pite da mangiare al volo. Genuina e senza fronzoli.
🍽️ Cena
- Ambar (Beton Hala) – Cucina balcanica contemporanea in versione tapas. Location elegante con vista sul fiume Sava. Ideale per una cena speciale.
🍷 Dopo cena
- Corte nascosta di Skadarlija – All’interno di una vecchia fabbrica riconvertita, tra luci soffuse, musica live e bar alternativi.
Perfetta per concludere la giornata tra un bicchiere di rakija e un po’ di atmosfera bohémien.
